La biodiversità, come ogni altro parametro scientifico, richiede di essere misurata in modo quantitativo. Non esiste però un unico metro di misura per i diversi livelli. Per “misurare” la biodiversità ci si rivolge comunemente alle specie e, successivamente, agli ecosistemi che le ospitano al fine di introdurre parametri quali l’interazione tra le specie e l’ambiente e il concetto di nicchia ecologica. Capire quante e quali specie vivono in un ecosistema, e quali sono i rapporti di abbondanza tra loro, rappresenta uno dei livelli di lettura della biodiversità con il miglior grado di integrazione.
Per far questo sono stati messi a punto numerosi indici che vengono in genere suddivisi in tre categorie:
- indici di ricchezza, che misurano essenzialmente il numero di specie in una precisa unità di campionamento;
- indici di equiripartizione, che misurano quanto i valori di abbondanza delle specie sono equidistribuiti;
- indici di diversità, che combinano le due componenti sopra citate;
Attraverso l’applicazione di indici riconosciuti dalle normative europee (Direttiva Framework, 2000/60/EC) e recepiti a livello nazionale (Dm Ambiente 8 novembre 2010, n. 260) o di uso comune, è possibile monitorare lo stato qualitativo degli ambienti acquatici sulla base delle modificazioni nella composizione delle comunità faunistiche e della funzionalità degli ecosistemi.
Indici di Qualità:
- StarICMI: Indice della Comunità Macrobentonica
- ISECI: Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche
- EPI-D: Indice Diatomico (Eutrophication Pollution Index based on Diatoms)
- IFF: Indice di Funzionalità Fluviale
- IFP: Indice di Funzionalità Perilacuale
- IBE: Indice Biotico Esteso
- SI: Saprobic Index (indice saprobico)
Per informazioni contatta Andrea Marchi: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.